Orgoglio o umiltà? Figli o schiavi?

Al giorno d'oggi come nell'antichità, la posizione che si ricopre può portare ad inorgoglirsi. Pensiamo a quanti datori di lavoro sono orgogliosi, a quanti personaggi abbienti e celebrità guardano gli altri con disprezzo... A volte anche chi non è nessuno e non ha niente rischia di essere orgoglioso, persino senza motivo. L'orgoglio è davvero una piaga che spezza le relazioni e allontana le persone.

Qualcuno arriva a dire che un po' di orgoglio è necessario per resistere alle pressioni e farsi strada nella vita, perché chi è umile e servizievole rischia di essere schiacciato dagli altri che si approfitteranno di lui.

Ma non è questo l'insegnamento della Bibbia, che invece ci fa sapere in molti passi che Dio apprezza l'umiltà. Solo per citare alcuni esempi, nei Proverbi troviamo scritto:

«Prima della rovina, il cuore dell'uomo s'innalza, ma l'umiltà precede la gloria» (18:12)

«Il frutto dell'umiltà e del timore del SIGNORE è ricchezza, gloria e vita» (22:4);

mentre la Lettera ai Filippesi ci esorta: «Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso» (2:3).


Cristo è l’esempio migliore di umiltà. Nonostante fosse Dio, non è rimasto aggrappato ai suoi diritti divini, ma ha lasciato la gloria prendendo l’aspetto di un uomo. Egli ha adempiuto la missione affidatagli dal Padre, come un servo, modestamente, senza mettersi in mostra, senza richiamare l’attenzione, come invece fanno le celebrità. Si  può leggere in tutti i Vangeli di quante volte Gesù chiedesse a coloro che guariva di non dire nulla. Non voleva spingere la folla a seguirlo, ma cercava persone sincere che avessero un cuore aperto e il profondo desiderio di avvicinarsi a Dio.

Si racconta di un re che cercava Dio e non riusciva a trovarlo. Una sera sentì qualcuno camminare con pesanti stivali sul tetto del palazzo. Andò a vedere chi fosse e vi trovò il suo più caro amico. Gli chiese: «Che cosa stai facendo sul tetto?». L’amico rispose: «Sto cercando cammelli.» Il re rispose che era una sciocchezza cercare cammelli sul tetto del suo palazzo, ma l’amico replicò: «E che sciocchezza cercare Dio seduti su un trono!».

Per avvicinarci a Dio dobbiamo necessariamente essere umili, o diventarlo. Dio non si lascia impressionare dalle nostre capacità, dalla nostra parlantina o dal nostro “savoir faire”... Lui conosce le profondità del nostro cuore e, quando ci accostiamo a Lui, non possiamo fare altro che scendere dal "trono della nostra vita", altrimenti tutti i nostri tentativi di trovare Dio risulteranno vani.

Ma c'è un passo ulteriore da comprendere: sappiamo che a tutti coloro che ricevono Gesù nella loro vita, Dio concede di diventare suoi figli, come leggiamo in Giovanni 1:12: 

«... a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome»

Questo è un diritto che Dio concede nella sua grazia. Dobbiamo però ricordarci che siamo allo stesso tempo dei servi del nostro Dio. Essere figli e servi contemporaneamente può sembrare un paradosso, ma nella Bibbia troviamo tanti di questi paradossi che non devono essere considerati delle contraddizioni, ma semplicemente due condizioni entrambe vere.

Per portare qualche esempio, l’apostolo Paolo spesso usa delle espressioni paradossali nei suoi scritti, ad esempio quando dice:«... quando sono debole, allora sono forte» (2 Corinzi 12:10). Anche lui, nelle sue lettere, preferisce presentarsi come “Paolo servo di Gesù Cristo”, eppure investe diverso tempo a spiegarci come è avvenuta la nostra “adozione”, in che modo Dio ci ha adottati come figli. Per quel che lo riguarda, però, preferisce parlare di sé come un servo. Paolo e gli altri apostoli erano consapevoli del servizio al quale Dio li chiamava e della preminenza e signoria di Cristo nella loro vita. Godevano di tutti i privilegi di cui gode un figlio di Dio, ma non trascuravano minimamente i doveri che avevano in quanto servi di Gesù Cristo. Godere dei privilegi senza trascurare i doveri va di pari passo con l'umiltà.

Proprio come Cristo ci ha mostrato con il suo esempio, non abbiamo nessun diritto di vivere con orgoglio la posizione di figli. Essere figli di Dio è una condizione che abbiamo ricevuto per grazia, e non per i nostri meriti, che davanti a Dio sono totalmente inesistenti.

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