Una volta per tutte

Come abbiamo già detto nell'introduzione, la Lettera agli Ebrei è un condensato di informazioni su Gesù e sul significato della sua venuta sulla terra.

L'estratto che vogliamo trattare in questo breve approfondimento si trova al capitolo 10, versetti 11 e 12:

«Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire ripetutamente gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati, Gesù, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio.»


L’espressione “una volta” o “una volta per sempre”, che ricorre più volte nella lettera, esplicita in maniera univoca che è accaduto qualcosa di decisivo, che possiamo considerare definitivo.
In Israele, i sacerdoti dovevano offrire ogni anno sacrifici animali per i loro peccati personali e per quelli del popolo. I sacrifici dovevano essere offerti  non una volta sola, ma ripetutamente.
La Lettera agli Ebrei ci dice (10:3) che, in quei sacrifici, veniva rinnovato nel popolo il ricordo dei peccati, come a sottolineare la necessità della consapevolezza del peccato. In realtà poi, nessun sacrificio animale poteva essere ritenuto sufficiente a scontare la pena dei peccati umani.

La venuta di Cristo ha completamente stravolto questa situazione: Gesù è l'unico sacerdote veramente qualificato, in quanto senza peccato, puro ed eterno – ricordiamo che Gesù era pienamente uomo e pienamente Dio. Essendo senza peccato, egli non aveva bisogno di offrire sacrifici per se stesso, per “rinnovare” dentro di sé la consapevolezza del peccato. Ha offerto un sacrificio capace di rimuovere il peccato una volta per sempre: offrendo se stesso, Gesù ha offerto il sacrificio definitivo. Non ci sarà mai più bisogno di un altro sacrificio. C’è un solo mediatore fra noi e Dio, un sacerdote di nome Gesù.

Ma vogliamo andare oltre. Non dobbiamo forse più essere consapevoli di essere peccatori? Il Vangelo non dice assolutamente questo. Anzi.

Non molto tempo prima di morire, Gesù disse queste parole, che troviamo riportate nel Vangelo secondo Giovanni al capitolo 16, versetti dal 7 all'8:

«... perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò.
Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio...»

Il Consolatore è lo Spirito Santo, degno sostituto di Cristo sulla terra. È una figura importantissima, alla base della vita cristiana, e in questa sede trattiamo soltanto una delle sue caratteristiche: è in grado di convincerci che siamo in una condizione di peccato.
Quindi, ad oggi, non sono più i rituali e i sacrifici a rinnovare dentro di noi la consapevolezza di essere mancanti nei confronti di Dio, ma è lo Spirito Santo a convincerci di peccato, toccando e smuovendo la nostra coscienza. Non è più qualcosa che facciamo, al di fuori di noi, che può farci pensare ad una necessità di pentimento: al contrario, lo Spirito Santo agisce direttamente nel cuore di coloro che sono pronti ad ascoltare la sua voce sottile e distinguerla in mezzo al caos della vita quotidiana.
E tu, sei pronto ad ascoltarlo?

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