Michea

Il nome del profeta Michea significa «Chi è come Dio?», una domanda retorica, quasi provocatoria, che ci fa riflettere sull’unicità di Dio. Nessuno può essere come Dio, o avere la pretesa di essergli simile.

Michea era originario di Moroset, una città al confine con la Filistia, nelle vicinanze di Gat, a circa 48 km da Gerusalemme. Visse nell’VIII a.C., quasi duecento anni dopo la scissione fra le dieci tribù del nord, guidate da Geroboamo, e le due del sud, rimaste fedeli alla casa del re Davide. Era contemporaneo dei profeti Isaia ed Osea.
Mentre il regno di Giuda, a vicende alterne, continuava a servire il Signore nel tempio di Gerusalemme, il regno del Nord, con capitale Samaria, era invece diventato un centro di sacerdoti idolatri e di pratiche pagane.Michea svolse la sua attività di profeta durante i regni di Iotam, Acaz ed Ezechia. Acaz fu un re particolarmente malvagio, dunque il nostro profeta fu testimone di un periodo di decadenza nel regno di Giuda, ma anche di un ritorno a Dio sotto il governo del re Ezechia, il quale sicuramente ricevette incoraggiamento e aiuto da Michea ed il contemporaneo Isaia, con il quale collaborò strettamente. Nelle sue prediche, Michea si rivolge tanto al regno d’Israele, quanto al regno di Giuda, nel periodo in cui Israele era sotto la minaccia di un'invasione assira.

Il libro di Michea, scritto in uno stile semplice, elegante e diretto, è composto da 3 cicli di annunci di giudizio seguiti dall'annuncio della grazia che Dio avrebbe fatto al popolo. Ogni sezione comincia con l'esortazione «Ascoltate!» e termina con una nota di speranza. Come Amos, anche Michea mette in rilievo i "peccati sociali" (cioè contro il prossimo) e il fatto che il popolo non sopportasse i veri profeti, mentre gradiva quelli falsi. Come in Osea, ritroviamo una radicalità della disapprovazione di Dio verso il comportamento di Israele, unita ad una paradossale grazia che va oltre qualsiasi peccato commesso.

Nel testo si rintracciano tre temi principali: i peccati del popolo, la punizione che ne sarebbe derivata e, infine, il suo recupero per grazia di Dio. Nella sua predicazione, il profeta alterna alla desolazione visioni di gloria futura, all’ira divina, sentimenti di misericordia.
Il primo capitolo comincia con la solenne accusa contro i «peccati della casa d’Israele» (versetto 5).
Samaria era la capitale del regno del Nord. I suoi capi erano i diretti responsabili della corruzione dominante nella nazione e avevano adottato il culto del vitello d’oro e quello di Baal. Oltre ad essere idolatre, le classi governanti erano anche spietate nei confronti dei più poveri, prendevano i loro campi, i loro abiti e cacciavano dalle loro case le donne con i loro bambini. Molti a quell'epoca erano i profeti che, in cambio di cibo e offerte, erano pronti a predizioni non veritiere e faziose. Dio aveva mandato Elia, Eliseo ed Amos perché gli Israeliti abbandonassero i loro idoli, ma essi non avevano voluto ascoltare questi avvertimenti. Pertanto, a quel punto, il giudizio di Dio era alle porte.
Nel 734 a.C., gli Assiri condussero in esilio gli abitanti del regno del Nord e nel 721, Samaria divenne un “mucchio di pietre”, come preannunciato al versetto 6.

Le parole di Michea 4:1-3 corrispondono a Isaia 2:2-4, ma non si sa chi dei due sia stato il primo a scriverle.Si tratta della visione di un mondo senza guerre , felice, timorato di Dio. Improvvisamente, nel mezzo di questa rappresentazione sublime del futuro, il profeta ritorna a parlare di dolori e del giudizio che si abbatterà su Gerusalemme (3:12), annunciando che il popolo sarebbe stato condotto in esilio a Babilonia (4:10). Si tratta di una sorprendente profezia risalente a cento anni prima che l’impero babilonese prendesse il posto dell’Assiria, la nazione emergente di quel periodo. Gerusalemme, infatti, riuscì ad evitare la conquista assira, ma, assediata dai Babilonesi, cadde e i suoi abitanti furono deportati.

I messaggi di Michea non riguardano solo i suoi tempi, ci sono delle fughe in avanti, delle proiezioni sul futuro, come abbiamo visto al capitolo 4.
E nel momento più inaspettato, Michea rivela ciò che il Signore gli ha affidato riguardo il Messia:

«Ma da te, o Betlemme [...] uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi,
ai giorni eterni [...] egli sarà grande fino all'estremità della terra. Sarà lui che porterà la pace»
(5:1-4).


Il dominatore è Gesù che regnerà in eterno in Israele, colui che è esistito sempre, sin dai tempi dell’eternità, ed è diventato uomo per portare un messaggio di perdono e di salvezza.
Noi tutti siamo peccatori e indegni; non punire i nostri misfatti sarebbe ingiusto da parte di Dio. Però, il suo amore non si ferma davanti a questa realtà e perciò ha mandato suo Figlio a prendere su di sé la sua ira, rendendo così possibile il nostro perdono. La giusta ira di Dio non è stata ritirata, ma è stata riversata su Cristo, e se noi crediamo in Lui, Dio non ci imputa più i nostri peccati. A noi il perdono non costa niente: questa è la grazia di Dio. Gesù ha pagato al nostro posto, l’ira di Dio è stata placata, ma se rifiutate la grazia, il giudizio di Dio rimane sulla vostra vita perché , ricordate, ogni uomo, ogni donna , è colpevole davanti a Dio.
Non lo meritiamo, è vero, ma il Signore ci offre la sua grazia per la sua misericordia, perché ci ama.

Il libro termina con una espressione di gioia per la grazia di Dio verso il suo popolo. Ecco i versetti 18 e 19 del capitolo 7:

«Quale Dio è come te, che perdoni l'iniquità e passi sopra alla colpa del resto della tua eredità? Egli non serba la sua ira per sempre, perché si compiace di usare misericordia.
Egli tornerà ad avere pietà di noi, metterà sotto i suoi piedi le nostre colpe e getterà in fondo al mare tutti i nostri peccati.»

In Cristo ciò è possibile: Dio torna ad avere pietà di noi esercitando un perdono definitivo. Se siamo andati alla sua presenza per chiedere perdono e ricevere la salvezza offerta attraverso Cristo Gesù, i nostri peccati non saranno più ricordati, per dirla con le parole di Michea, saranno gettati in fondo al mare!

 

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