La figura di Cristo nel Deuteronomio

Vorremmo puntare un momento i riflettori su un passo biblico che troviamo in Deuteronomio e che è emblematico per comprendere come mai il popolo di Israele, al tempo di Cristo, aspettasse un "profeta".

In Deuteronomio 18:15-22 leggiamo:

«Per te il SIGNORE, il tuo Dio, farà sorgere in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta come me; a lui darete ascolto! Avrai così quello che chiedesti al SIGNORE tuo Dio, in Oreb, il giorno dell'assemblea, quando dicesti: “Che io non oda più la voce del SIGNORE mio Dio, e non veda più questo gran fuoco, affinché io non muoia.” Il SIGNORE mi disse: “Quello che hanno detto, sta bene; io farò sorgere per loro un profeta come te in mezzo ai loro fratelli, e metterò le mie parole nella sua bocca ed egli dirà loro tutto quello che io gli comanderò. Avverrà che se qualcuno non darà ascolto alle mie parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto.”»


Sulla base di questa profezia, gli Israeliti aspettavano appunto “il profeta”, che doveva essere potente in parole e in opere proprio come Mosè. Per sapere chi è questo profeta, dobbiamo andare nel Nuovo Testamento.

A Giovanni Battista, con riferimento proprio al testo di Deuteronomio, fu chiesto:

«Sei tu il profeta?»  (Giovanni 1:21),

Prontamente Giovanni rispose di no e di essere semplicemente qualcuno che annunciava la necessità del ravvedimento del popolo.

L’apostolo Giovanni così scriveva nel suo Vangelo:

«La gente dunque, avendo visto il miracolo che Gesù aveva fatto, disse: “Questi è certo il profeta che deve venire nel mondo”» 
(Giovanni 6:14).

Più avanti, in Giovanni 7:40 leggiamo

«Una parte dunque della gente, udite quelle parole, diceva: "Questi è davvero il profeta.”»

Dunque le parole e le opere di Gesù lo accreditavano come il Profeta atteso dal popolo.
Anche Filippo, uno dei dodici apostoli, aspettava la realizzazione della profezia di Deuteronomio e disse all’amico Natanaele:

«Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti»  (Giovanni 1:45).

Pietro, con la sua autorità apostolica, ci attesta che la profezia di Mosè si è adempiuta in Gesù. Nel discorso che tenne nel tempio (Atti 3:18, 22-23), egli affermò:

«Ma ciò che Dio aveva preannunziato per bocca di tutti i profeti, cioè, che il suo Cristo avrebbe sofferto, egli lo ha adempiuto in questa maniera … Mosè, infatti, disse: "Il Signore Dio vi susciterà in mezzo ai vostri fratelli un profeta come me; ascoltatelo in tutte le cose che vi dirà. E avverrà che chiunque non avrà ascoltato questo profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo."»

Stefano, il primo martire, nel suo discorso davanti al sinedrio (il tribunale religioso ebraico del tempo), citò le parole che Mosè pronunciò nel brano che abbiamo letto in Deuteronomio, lasciando intendere che egli aveva preannunciato la venuta di Gesù:

«Questi è il Mosè che disse ai figli d'Israele: "Dio vi susciterà, tra i vostri fratelli, un profeta come me."»  (Atti 7:37)

In cima a una montagna, alla presenza di tre discepoli, la voce di Dio venne dal cielo e disse:

«Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo»  (Matteo 17:5).

Non a caso, in quell’occasione, troviamo Mosè ed Elia che parlano con Gesù.
Gesù è il profeta che Mosè aveva preannunciato, Lui è il nuovo Elia che Israele aspettava.

Mosè stesso è una prefigurazione di Cristo, sia per quanto riguarda vari aspetti della sua vita che il compito che gli fu affidato da svolgere.
Alla sua nascita, Mosè fu risparmiato da una strage ordinata da Faraone. Anche Gesù fu risparmiato dall’eccidio deciso da Erode. Mosè rinunciò ad una corte reale per condividere la vita dei suoi confratelli e divenne strumento di salvezza. Allo stesso modo, il Signore Gesù lasciò la gloria che aveva presso il Padre, per vivere in tutto e per tutto come noi ed essere mezzo di salvezza per chiunque crede in Lui. Come Gesù, anche Mosè fu fedele e pieno di compassione (Ebrei 3:2, Numeri 27:17, Matteo 9:36), un potente intercessore per il suo popolo (Deuteronomio 9:18, Ebrei 7:25), che parlava con Dio faccia a faccia e rifletteva la gloria divina (2 Corinzi 3:7). Mosè fu il mediatore del patto sul Sinai, Cristo lo fu di un nuovo patto (Deuteronomio 29, Ebrei 8:6-7).

Il Versetto di Deuteronomio 18 con cui abbiamo iniziato questa riflessione è una profezia chiara che si è realizzata in Gesù Cristo: Lui è il profeta promesso fin dai tempi di Mosè. L’esortazione è di dare ascolto alla sua voce, mentre questo è l’avvertimento:

«Avverrà che se qualcuno non darà ascolto alle mie parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto.»


Un giorno dovremo rendere conto a Dio se non avremo dato ascolto alle parole di Gesù.
Ricordiamo che le parole di Gesù non sono di condanna, ma di salvezza, perché egli è venuto non per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

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